Carisma Salesiano

Intervista a don Simone del Negro

Sabato 4 maggio 2024, presso il duomo di San Donà di Piave, Simone del Negro sarà ordinato sacerdote.


Carissimo don Simone, siamo ad una settimana esatta dalla tua ordinazione sacerdotale e vogliamo farti alcune domande per conoscerti un po' di più. Già qualche anno fa, in vista della tua Professione Perpetua tra i salesiani di don Bosco ti avevamo fatto alcune domande

(Qui l'intervista),

ma ora vogliamo fartene alcune più relative al tuo diventare prete:

1. Raccontaci la tua chiamata al sacerdozio. Quando hai sentito che il Signore ti chiamava alla vita sacerdotale?

Negli anni delle superiori, facendo l'animatore, sentivo nel cuore che stare coi ragazzi era il luogo in cui ero più vero nella mia vita e in cui il cuore era più pieno e, da giovanissimo qual ero, più che riflettere, ho deciso di non poter vivere al di sotto della pienezza di cuore che i ragazzi mi regalavano nello stare con loro.

Credo di non aver mai avuto la stoffa per fare il sacerdote e forse non l’ho nemmeno ora (credo di non aver mai avvertito una chiamata al sacerdozio in senso proprio. In realtà forse sì, ma non è mai stata un esigenza quella di dare una forma al modo di seguire don Bosco se non quando il percorso me lo ha richiesto). Ho sempre avuto in cuore, però, il desiderio di conoscere Dio e il suo amore e di poter aiutare i ragazzi a conoscerlo e crescere come uomini e come cristiani.

Credo che la mia vocazione sia nata per osmosi: ho visto altri salesiani vivere come non avevo visto nessuno e mi sono detto che vivere con loro era veramente bello. Li ho seguiti, ho visto, non ho potuto tornare indietro. Le paure e le tentazioni sono sempre state presenti e ancora si fanno sentire ma credo che il buon Dio abbia scelto di non togliermi le fatiche perché potessero diventare un’esperienza di fede da poter condividere coi ragazzi e di questo gli sono grato.

2. Grazie don Simone per la schiettezza con cui ci hai raccontato la tua vocazione sacerdotale tra i Salesiani di don Bosco. Cosa significa, per te, essere sacerdoti nel 2024: quali sono le opportunità e le sfide dell’evangelizzazione?

Credo che essere sacerdoti nel 2024 sia la fatica di ogni epoca: prima di tutto lasciarsi conquistare da Dio perchè lui possa fare di noi uno strumento della sua presenza. Questo credo che lotti con l’umanità di ogni tempo e credo non sia mai cambiato. Certo le sfide di un mondo che mette Dio ai confini sono tante e molto probabilmente non abbiamo grosse risposte, ma si può aver fiducia che se staremo uniti, dove due o tre di noi si vorranno bene in Lui, il Signore non ci farà mancare la capacità di cogliere le sfide nel modo giusto sapendo intraprendere strade nuove con soluzioni diverse.

Allo stesso tempo credo che dovremo saper fare i conti con una Chiesa che muore nei numeri e nella sua capacità di compiere opere grandi, ma credo che in questo si nasconda la possibilità di un ritorno a Dio e alle origini che possa farci riscoprire la fede non come qualcosa che copre la nostra umanità ma come la speranza più vera per ogni uomo.

Credo si avvicini il tempo in cui dovremo avere il coraggio di non cercare di cambiare il mondo con le nostre opere ma piuttosto di non perdere noi e le nostre comunità nel tentativo di rimanere appesi ad un’idealità di Chiesa che è tutta umana e che non profuma più di fede.

3. Grazie don Simone, ultima domanda: ad un giovane che si interroga sulla vita sacerdotale, cosa consiglieresti?

Ad un giovane che si interroga consiglio di mettere la voce di Dio davanti alle sue preoccupazioni per sè. Non si può fare da soli. Credo che alla radice di ogni vocazione non stia il desiderio di stare bene ma il desiderio di essere veri, di avere un senso che riempie il cuore. Chi cerca di stare bene nel seguire Dio perde la strada, chi cerca di stare con Dio anche quando non gli sembra che la cosa porti guadagno si troverà al posto giusto.

La vocazione è prima di tutto uscire da sè, dalle proprie preoccupazioni per sè, dall’orgoglio di volersi dare vita da soli col successo e il riconoscimento, per fare spazio a Dio che è l’unico che in qualche modo misterioso ha davvero in mano l’avvenire.

Alla fine i consigli sono due: trova una buona guida spirituale e vivi l’ansia della relazione con Dio non come qualcosa di destabilizzante e di pauroso ma come l’unico luogo in cui la tua verità può davvero apparire.

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Caro don Simone, grazie di cuore per questa breve intervista e, in questo momento particolare, ti siamo vicini con la preghiera. Il MGS ti aspetta!

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